La maschera ingannevole dello pseudo sindacalista

In questi giorni abbiamo letto un messaggio con il quale alcuni pseudo sindacalisti invitano “gli iscritti ad altri sindacati” – se proprio non vogliono iscriversi con loro – a fare “almeno la disdetta” fino al calcolo triennale della rappresentatività, così da consentire loro – gli pseudo sindacalisti – di raggiungere il 51% , per poi essere liberi di iscriversi nuovamente con “gli altri sindacati” … come se non fosse già stato sufficiente a toccare il fondo con il “chiedere le doppie tessere con rimborso”.

Siamo di fronte al copione di un film visto e rivisto e sempre con lo stesso finale: alzare l’asticella delle aspettative così da avere la scusa pronta per giustificare la più totale assenza di risultati.  L’importante è chiedere sempre di più, tanto cosa si è ottenuto rispetto a ciò che è stato chiesto non lo chiede quasi nessuno e a quei pochi che ci provano basta dire che la colpa è degli altri.

Questa storia pseudo sindacale ha avuto inizio con un problema di rappresentatività.

Li abbiamo sentiti tuonare minacciosi che appena raggiunta la rappresentatività – ovvero il diritto a sedersi ai tavoli con gli altri sindacati – avrebbero fatto venir fuori “tutti gli altarini” ed ottenuto l’inserimento nel comparto sicurezza (da loro falsamente individuato nella legge 121/81). Raggiunta la rappresentatività, di altarini degli altri sindacati nemmeno l’ombra.

Nel frattempo, si scopre che il comparto sicurezza non è la legge 121/81 ma il decreto legislativo 195/95.

E così, inevitabilmente, le promesse di una rapida equiparazione agli altri Corpi si scontrano con il legislatore e le esigenze di bilancio dello Stato in un periodo di crisi economica. E improvvisamente, ciò che per loro era di una semplicità disarmante, diventa un vero problema.

Bisogna, quindi, inventarsene una nuova! Ed ecco pronta la scusa del non essere firmatari.

Li abbiamo sentiti nuovamente minacciare che avrebbero ribaltato le scrivanie e che non avrebbero mai firmato un contratto che non equiparasse i Vigili del Fuoco agli altri Corpi dello Stato. Ancora una volta, però, hanno sbattuto il muso contro la realtà: il Governo gli complica le cose e stanzia risorse che consentono di ottenere aumenti superiori agli altri Corpi, avviando così quel processo di riconoscimento della specificità del Corpo Nazionale e del suo personale.

Arriva, così, una importante novità. Dopo anni di slogan “non firmate quel contratto”, “noi non avremmo mai firmato il contratto” ecco che improvvisamente diventano firmatari. Questa volta, però, gli viene difficile inventare una storia plausibile e li vediamo incespicare in scuse banali quali “siamo stati costretti a firmare” o “ma noi abbiamo la mossa finale”.

Nel frattempo, però, devono distrarre l’attenzione ed il nemico numero 1 – dopo i volontari caduti nel dimenticatoio – diventa il personale SATI.

“La colpa è tutta loro… se non siamo equiparati è perché hanno preso i nostri soldi!”

A ben guardare, però, anche a voler prendere i soldi di tutti i SATI e destinarli ai soli Vigili del Fuoco operativi nelle tasche sarebbero arrivati solo pochi spiccioli.” La colpa però è dei sindacati che tesserano i SATI” urlano nei piazzali. Galeotto fu però il breve scambio di battute con l’ex Ministro Minniti… ”Signor Ministro noi lo sappiamo che la colpa è della normativa”….giustificando la ripartizione dei fondi a tutto il personale del CNVVF e smentendo chiaramente la richiesta impossibile da soddisfare di non destinarli ai SATI.

La UIL PA VVF si augura che l’obiettivo diventi finalmente il bene dei Vigili del fuoco, rivendicando miglioramenti all’Amministrazione e non chiedendo la demolizione di un sistema sindacale che, pur nelle difficoltà economiche nazionali, ha saputo comunque incrementare il netto mensile della categoria e l’ organico, iniziando un percorso da completare con le prossime leggi di bilancio e una legge delega ad hoc e sollecitando la politica con tutti gli strumenti a disposizione.

Certo! La scelta del lavoratore da chi farsi rappresentare è assolutamente personale. Ma da una parte c’è chi fa gli interessi del lavoratore in un sistema strutturato e verificabile e chi, dall’altra, dietro la maschera ingannevole di una autonomia ormai ventennale fa quelli propri e dell’Amministrazione dando una pericolosa sponda a chi tenterà di abbassare le tutele nel mondo del lavoro nel prossimo futuro.