In Italia l’allegra brigata capitanata dai sacerdoti dell’economia col suo seguito di politici e giornalisti racconta ai cittadini che per bloccare l’inflazione bisogna calmierare gli stipendi e impedire o ritardare al massimo i rinnovi contrattuali. Intanto i Paesi europei vanno in direzione opposta.
Basta leggere le schede preparate dalla UIL sotto il titolo: “Rinnovi contrattuali chiusi e/o in trattativa in Europa” da cui emerge senza alcuna ambiguità che in Austria, Germania, Spagna, Francia, Portogallo, Olanda e Slovenia governi e imprenditori provano a difendere il potere d’acquisto dei loro dipendenti rinnovando i contratti con incrementi di tutto rispetto.
In Spagna gli incrementi nel settore pubblico sono pari al 9% in tre anni. Nella frugale Olanda i lavoratori dell’industria ricevono un aumento del 9% più un bonus una tantum di oltre 1.000 euro. In Slovenia la sanità registra aumenti contrattuali dell’8,5% a regime nel 2023. In Portogallo i pubblici dipendenti ricevono un aumento del 5,1%. In Francia i rinnovi contrattuali di molte importanti aziende si attestano oltre il 5%, in Germania le trattative per il settore pubblico iniziano con una richiesta di aumento di oltre il 10%.
Solo in Italia si continuano a trattare i lavoratori come biomassa utilizzabile in funzione della produttività e della redditività delle imprese e dello Stato fino a completa spremitura. Solo in Italia si applica la ricetta economica (inventata da chi?) per cui l’inflazione si doma aumentando la povertà di chi lavora. Solo in Italia c’è un’inflazione che viaggia sopra l’11% e quasi due terzi dei CCNL sono scaduti in tutti i settori, con i salari di 15 milioni di lavoratori lasciati senza difesa.
Come si spiega l’incongruenza italiana? Gli altri Paesi europei non capiscono nulla e noi siamo più intelligenti? È molto difficile da dimostrare. A differenza di altri Paesi europei la nostra economia presenta indicatori che richiedono ricette lacrime e sangue? Difficilissimo fare comparazioni di questo tipo se non nei talk show e nelle interviste in ginocchio di pseudogiornalisti a presunti esperti. Resta una terza domanda: la classe dirigente italiana, o una parte di essa, sta scientificamente impoverendo il lavoro dipendente per ridurre ancor più i diritti?
Quest’ultima domanda esige una seria risposta. Come sostiene l’economista Joseph Stiglitz è tempo di invertire la rotta e uscire al più presto dalla folle ideologia neoliberista. Il Paese è in crisi perpetua e i lavoratori sono allo stremo. Stia certa la classe dirigente italiana che il sindacato non starà a guardare l’ulteriore impoverimento dei lavoratori.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 30 gennaio 2023
Colombi. Il sindacato non permetterà l’ulteriore impoverimento dei lavoratori