Anche nel lavoro pubblico l’attività sindacale sta per riprendere a pieno regime dopo la pausa estiva. Che clima si respira?
C’è parecchia ansia in giro perché la Pubblica Amministrazione è investita in pieno dai contraccolpi della recente crisi politica sommata alla crisi economica in atto da parecchio tempo. Nei Ministeri, nelle Agenzie, negli Enti previdenziali, ovunque c’è un clima difficile, come di sospensione e di attesa. Clima che, le assicuro, non ha fatto passare le vacanze tranquille a nessuno. Quest’estate il mio telefonino non ha smesso di squillare neanche nella settimana di ferragosto. A chiamarmi erano colleghi con le più disparate domande, il cui comun denominatore era la preoccupazione per il futuro.
Quali sono i principali problemi sul tappeto?
Sono diversi. Ma sicuramente il problema più importante è dovuto al fatto che i nostri interlocutori ai tavoli negoziali diventano evasivi, fanno melina, non affrontano di petto i problemi urgenti che il sindacato gli sottopone. Sembra che nessuno si voglia prendere le responsabilità di assumere delle decisioni, almeno fino a quando non sarà chiaro il quadro dei nuovi assetti gestionali all’interno dei singoli enti.
A cosa attribuisce quest’inerzia della controparte pubblica?
Alla forte discrasia fra i tempi larghi con cui le amministrazioni ridefiniscono ciclicamente i propri equilibri politici, dai quali dipendono in massima parte le scelte gestionali che ricadono sul personale, e i tempi stretti delle soluzioni ai problemi concreti dei lavoratori e dei processi produttivi. Problemi che incidono poi sulla qualità dei servizi erogati dalle strutture amministrative.
Ma gli istituti innovativi previsti dal CCNL firmato il 9 maggio scorso non rispondono proprio alla domanda di maggiore efficienza delle amministrazioni centrali?
Sì, è così. Infatti oggi la nostra richiesta è quella di applicare integralmente e celermente tutte le clausole del nuovo contratto collettivo. Questa è la proprietà della UILPA. E mi permetta di dire che, vista la situazione in cui si trova la P.A. dovrebbe essere la priorità anche per le controparti pubbliche. Purtroppo sembrano pensare ad altro.
Invece la UILPA a cosa pensa?
Pensa innanzitutto alla riforma degli ordinamenti professionali. Bisogna aprire in tutte le amministrazioni i tavoli di confronto per la definizione dei nuovi profili e per rendere operativi i nuovi meccanismi di progressione economica dentro e fra le aree. Bisogna definire i criteri per la creazione della nuova area delle elevate professionalità che, per forza di cose, rifletteranno le specificità e le necessità di ciascun ente. Bisogna entrare subito nel merito dei problemi da risolvere per realizzare la mobilità professionale verticale prevista dal CCNL.
Tutto questo richiede continuità ai tavoli delle relazioni sindacali. Come si fa a indurre le amministrazioni ad affrontare i problemi?
Rovescerei i termini della sua domanda. Saranno i problemi a indurre le amministrazioni a smetterla di fare melina. Consideri che strettamente correlata alla definizione dei nuovi ordinamenti ci sono sia la questione della formazione professionale sia quella relativa alla struttura del salario. Struttura che, grazie alle innovazioni contenute nel CCNL, permette di superare le rigidità del passato introducendo maggiori opportunità di carriera per il personale. Si tratta di questioni che non si possono eludere più di tanto. I lavoratori non lo permetteranno.
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione
Roma 2 settembre 2022