Egregi,
con la presente, ancora una volta, ribadiamo il nostro totale dissenso riguardo la posizione assunta dal Governo e dall’Amministrazione che hanno inflitto un grave attacco al sistema relazionale che regola i rapporti tra le Parti per quanto concerne gli accordi negoziali in merito alle retribuzioni del personale.
La nostra ferma protesta è fondata, non solo in quanto le norme generali attualmente vigenti e lo stesso Ordinamento del personale sanciscono tali prerogative in capo alle Organizzazioni Sindacali rappresentative, ma in particolar modo perché la privazione del ruolo della rappresentanza dei lavoratori vanifica di fatto il sistema partecipativo che si colloca alla base del sistema democratico che caratterizza il Paese. Le sorprendenti scelte operate dall’Amministrazione hanno sminuito il confronto propositivo e il protagonismo attivo dei lavoratori del Corpo. Una decisione, questa, di carattere reazionario, riconducibile ai momenti bui che ciclicamente coinvolgono il Dipartimento, e che trova oggi il sostegno dei responsabili politici del Dicastero dell’Interno e fa regredire di decenni la storia delle conquiste sindacali nel Corpo.
Questa O.S. si oppone fermamente a questo modus operandi e non appena sarà conclusa la drammatica fase epidemica che investe l’intero Paese, scenderà in tutte le piazze per riaffermare i diritti contrattuali dei lavoratori che sono l’essenza di ogni sistema democratico.
Preso atto della ipotesi di distribuzione delle risorse, illustrata in videoconferenza lo scorso 12 Marzo, è stato riscontrato, ed era facilmente prevedibile, come la semplicistica e anomala distribuzione di risorse economiche derivanti dall’art.133 della scorsa Legge di bilancio, avendo come unico riferimento le retribuzioni del personale della Polizia di Stato -indicate, peraltro, utilizzando erronei riferimenti ordinamentali tra le rispettive qualifiche- risulti non soddisfacente. Anzi, talune scelte come, ad esempio, quelle operate sulle qualifiche più basse, sono addirittura offensive per il lavoro svolto da una parte del personale operativo. Quanto sopra perché non è stato ritenuto necessario valorizzare tutto il personale del Corpo utilizzando le risorse a disposizione con equilibrio tutelando tutti (operativi e ruoli tecnici) ma, in particolar modo, perché non è stato riconosciuto il lavoro di chi si trova “in prima linea”: coloro che in questo periodo fronteggiano con l’abnegazione e lo spirito di servizio di sempre l’emergenza pandemica in atto e sono i più esposti ad eventuali situazioni di contagio.
Peraltro, nella proposta non c’è alcuna risposta alla richiesta di armonizzazione pensionistica e previdenziale, tema molto sentito dal personale. Ci riferiamo soprattutto alla c.d. questione dei sei scatti e dell’anticipo della pensioni di cinque anni applicati al personale del Comparto Sicurezza, argomenti che sono da tempo all’interno di una nostra specifica rivendicazione.
Inoltre, risulta alquanto illegittimo intervenire sul riassorbimento della maggiorazione dell’indennità di rischio in quanto già risorsa economica dei lavoratori Vigili del Fuoco poiché afferente alla parte contrattuale.
Tralasciando, al momento, i vari altri argomenti che sono oggetto della vertenza sindacale avviata fin dal giugno 2019, che saranno comunque oggetto di successive iniziative sindacali, ovvero la previdenza complementare, la tutela sanitaria e una necessaria legge delega di modifica ordinamentale, la scrivente propone di distribuire tutte le risorse tra gli istituti fissi e ricorrenti privilegiando le qualifiche più esposte, rispettando le differenze peculiari con gli altri Corpi dello Stato delle funzioni di coordinamento di CS e CR e la giusta proporzione con il personale del ruolo. Adottando questa nostra proposta, come è facile dedurre, il personale tutto avrebbe dei benefici in busta paga nettamente superiori a quelli da voi indicati.
Oltre a ciò, si rileva che oltre all’assenza di riscontro al problema previdenziale dei VVF, nell’ambito dell’armonizzazione non si è dato riscontro neanche al rapporto tra l’indennità pensionabile della PS e l’indennità di rischio dei VVF. A questo si aggiunga che non vi è ancora un istituto che oggettivamente riconosca l’esposizione del personale operativo al rischio in funzione delle mansioni che esso riveste.
Infine, occorre evidenziare come sussista una forte preoccupazione in merito agli ipotizzabili ritardi che si registreranno nell’elargizione degli aumenti retributivi al personale. Ciò a causa della scelta di questa Amministrazione di utilizzare un provvedimento di legge, che dovrà seguire il previsto iter parlamentare, quale strumento per la distribuzione delle risorse economiche faticosamente conquistate dai lavoratori del Corpo aderenti alla UIL PA VVF anche con azioni di sciopero, piuttosto che attraverso un percorso contrattuale, da noi rivendicato: strumento molto più veloce sia nella procedura che nella tutela dei diritti di tutto il personale.
In attesa di un cortese riscontro si formulano distinti saluti.
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